Vita morte e resurrezione di un'Alocasia.

Alocasia di un anno.

Piccola Alocasia rinata.
La pretesa di dare consigli su questo blog è piuttosto una scusa per raccontare le storie delle mie piante. Ognuna di loro è legata a particolari momenti della mia vita. Ci sono quelle ottenute da piccoli prelievi fatti in giro (Grecia, Olanda, Puglia..), fatti però con cautela e senza mai danneggiare le piante madri, ci sono quelle regalate per un occasione particolare, ci sono gli acquisti nei vivai, che mi servono da antidepressivo, ci sono e sono forse le più gradite, le talee o i polloni che mi regalano gli amici, e di solito sono anche le piante meglio riuscite e che danno più soddisfazioni.

Oggi vi racconto la storia di una Alocasia, che fa parte di questo ultima categoria di piante donate, da un'amica, esattamente nel febbraio del 2012. Era già abbastanza sviluppata, non ho la foto, ma penso avesse 3 grandi foglie, più una in essere e fosse alta circa 80 cm.
Piccola scheda botanica: A. Macrorrhiza o Orecchie di elefante, è una pianta di grandi dimensioni, famiglia delle Aracee, ha foglie di enormi, da cui il nome volgare, produce un fiore simile alla calla, uno spatice, bianco o verdastro, ma difficilmente fiorisce in appartamento. Originaria delle foreste pluviali del Borneo e Malesia, ama l'umidità ombrosa, ma con molte ore di luce, e temperature sui 25° C per gran parte dell'anno. Tutto il contrario dei nostri climi, e delle nostre case.

Però si può tentare, tanto più se è un regalo a cui tenete.
L'Alocasia riuscì a superare l'inverno in casa, appena la temperatura diventò mite, vedendola un po' sofferente la spostai all'aperto sotto un grande tiglio, con ombra, ma luce e umidità, situazione ideale. Infatti diventò bella e alta più di me, come nella foto sopra.

Nell'inverno successivo dovetti ritirarla e la misi in un vano scale, unico spazio sufficientemente spazioso per ospitarla,  illuminato da una finestra in alto. quindi non so se per siccità o poca illuminazione, cominciò a deperire, le foglie ingiallirono e ne rimase solo una, stentata. Per colmo di sventura, durante una mia assenza, soffrì la sete, e al ritorno la inondai d'acqua, facendo, ahimè, marcire l'unica foglia rimasta.

Rizomi di Alocasia
Depressa buttai pianta e vaso in giardino, nell'angolo sotto il tiglio, denominato da me anche ospedale (o cimitero) delle piante.

In primavera di solito faccio pulizia in quell'angolo, pieno di vasi, piante morte per il gelo, foglie secche, il tutto forma una sorta di humus naturale che volte riutilizzo per fare semine o trapianti. Non ricordo cosa seminai in quel vaso, so che dopo un po' vidi spuntare una foglia strana, piuttosto fuori misura rispetto ai semi di petunia o tagete. Incuriosita, la spostai per tenerla d'occhio.  Ed ecco una piantina di Alocasia, data per persa, ma rinata. La resurrezione è avvenuta grazie ai rizomi che erano rimasti nel terreno.

In soli tre anni la pianta, passando l'estate sotto il tiglio, ha recuperato forza e dimensioni, e quest'anno ha perfino fatto dei fiori.


Alocasia in fiore.


Oggi la pianta è come appare nella foto sotto, con una foglia gialla che perderà, ma con una piantina figlia che sta spuntando lateralmente. Purtroppo le grandi foglie ad orecchia di elefante sono danneggiate dalla bora. Uno scotto da pagare se voglio tenerla all'aperto in estate.
Alocasia oggi.

Commenti

Post popolari in questo blog

Belli da seccare, da far decorazioni quando viene Natale.

Errori fatali (per le orchidee). Parte 1°